domenica 25 marzo 2012

Appunti di viaggio

Oggi, dopo molti mesi, ho rimesso gli occhi su una partita del Genoa.
In effetti, è stato confortante, come se il tempo non fosse passato e avessi ancora venti o trenta anni :-)

Ma quante diavolo di partite avrò visto così?

L'atmosfera sugli spalti era la classica delle partite del Grifo, se si eccettuano 4 anni di Scoglio + Bagnoli o i 4 anni di Gasperini.

Quella atmosfera che si compendia nel "Se vinco godo, se perdo mi sfogo".

Da questo punto di vista è andata male :-).

Mi è anche venuta in mente una bella scena del film Bianca di Nanni Moretti, che potete vedere qui.





Il preside di una scuola superiore alquanto stralunata, in una specie di riunione dei professori o evento di presentazione dell'istituto, non ricordo bene, a un certo punto, dopo aver indicato la "Dino Ferrari" come epifenomeno della bellezza,  e, prima di riferirsi a "James Bond" come "L'uomo, nella sua sintesi più alta", alla voce "Intelligenza collettiva", evoca "La Juventus di Omar Sivori".

Ebbene, questo proprio è il punto.

Il Genoa di oggi non ha l'intelligenza né della Juventus di Omar Sivori, né di quella di Omar Sharif, né di quella di... Omar Milanetto.

Né in campo, né fuori.

In campo, ci sarebbe molto da dire, a essere impietosi, tipo a proposito di Veloso, che mi pare buono giusto per il surf, la pubblicità della Pepsi o per fare il testimone di nozze di Zé Eduardo.
O a proposito del gioco sulle fasce, che è poderoso e rutilante come una ragnatela in cantina.

Ma ancor di più mi pare ci sia da dire rispetto a ciò che, palesemente, succede fuori dal campo.

L'atmosfera del Genoa è quella di un centro commerciale alle due del pomeriggio, in un giorno di bassa stagione, quando una prima parte dei clienti (e della mercanzia) se ne è andata, il direttore è stato licenziato e sta raccogliendo le sue cose, e non si sa bene se la multinazionale proprietaria ha intenzione di tenere ancora aperto il negozio in un quartiere sempre meno abitato, oppure lo trasformerà in un cinema multisala, un campo da bocce o raderà al suolo tutto per interrare nel terreno rifiuti speciali (e con essi anche la salma di Veloso, in un pilone, si spera).

Il pesce puzza dalla testa e la testa mi sembra che non abbia le idee molto chiare e che non abbia neanche tanta voglia.

Speriamo di incontrare sulla nostra strada un altro piemontese presuntuoso, che faccia da parafulmine e che ci restituisca entusiasmo e voglia di mugugnare, altrimenti ci aspettano anni di Veloso a fare da manichino in vetrina (o il boccino).

venerdì 23 marzo 2012

Druidi ad honorem: Giorgio Luraschi

Non ho conosciuto Giorgio Luraschi.
Però le nostre strade si sono incrociate inconsapevolmente chissà quante volte.
In due circostanze, in modo molto preciso.
E' stato il professore di Storia del Diritto Romano della mia amica Piperita Boccoli all'Università cattolica di Milano.
Ed è pure capitato che noi Druidi abbiamo scritto con lui, senza conoscerlo, cinque capitoletti dello stesso libriccino.
L'altra cosa che ci univa (e che ci ha fatti incontrare chissà quante volte) è che abbiamo frequentato entrambi per tanti anni la gradinata Nord, io muovendomi semplicemente da Castelletto, lui, ogni volta, viaggiando in auto da Como.
Era, infatti, nato a Genova per puro caso (il papà era un militare), ci aveva abitato pochissimo, ma si era innamorato in modo folle del Genoa, come se il Genoa si potesse amare in un altro modo, poi.
L'aneddotica del suo rapporto con il rossoblù è sterminata, e va da quando, pare, pretese che tutti gli ornamenti del rinfresco delle sue nozze fossero degli amati colori, alle strepitose imprese durante le trasferte.
Pare persino che durante l'anno di trasferte europee del Grifone, lui, che non mancava una lezione con i suoi amatissimi studenti, "bigiasse" le noiossisme riunioni accademiche infrasettimanali a favore di dottissime assise di studiosi del diritto romano organizzate nelle improbabili sedi di Oviedo, Bucarest...
Amatissimo dai suoi ex allievi, che ricordano come il tempo si fermasse nele aule dove teneva lezione, ha lasciato, tra le altre cose, una bella intervista dove racconta qualcosa di sé e del Genoa, che qui sotto riportiamo, in fondo.
E una bellissima e toccante intervista video, reperibile in rete, dalla quale estraiamo un piccolo brano, meraviglioso, che in qualche modo riguarda anche il Genoa e perché lo amiamo.






Cos’è la cultura?
Mi dicono: sono i libri. Io ne ho settemila, ma non è quello. Leggerli dà semmai informazione. La cultura è entusiasmo, professionalità, consapevolezza. Amore per il proprio mestiere. Una certa umiltà per poter imparare. Gli intellettuali oggi non sono colti, sono solo informati. Sanno tutto di tutti. Non leggo un romanzo da trent’anni. Chi ha entusiasmo ha in mano il mondo. Cosa facciamo noi per dargli entusiasmo? Con l’esempio ci riusciamo”.

Quale altre passioni ha?
Il Genoa. Mio nonno, mio padre ed io siamo nati tutti a tre a Genova. Per caso, ma un caso che fa pensare. La partita in curva è una cosa di cui non ha idea. Dieci anni fa, eravamo primi con Scoglio in B ed io non andavo allo stadio. Mia figlia mi sentì gridare una volta, poi una seconda finché mi disse: papà mi devi portare. È fatta, pensai! Accesi un cero a Santa Rita e la domenica successiva andammo a Monza. Ora siamo abbonati, siamo andati a Liverpool, andiamo ai ritiri. È una passione. Fa parte del mio essere. È un complemento, uno sfogo alla dura vita quotidiana. 


Forse Giorgio Luraschi un po' lo abbiamo conosciuto.